La grande traversata by Miura Shion

La grande traversata by Miura Shion

autore:Miura Shion [Miura Shion]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858429822
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


a. Saigyōki indica il «Giorno della commemorazione di Saigyō» e si riferisce al quindicesimo giorno del secondo mese del vecchio calendario, data della sua morte (23 marzo 1190). È una «parola stagionale» (kigo) usata nella poesia haiku per indicare quel periodo preciso dell’anno [N. d. T.].

4.

Per la prima volta nel corso dei suoi tre anni alla Genbu shobō, Kishibe Midori mise piede nell’edificio annesso della casa editrice, situato in un angolo della proprietà, e fece tre forti starnuti di seguito. Era allergica alla polvere e pativa molto gli sbalzi termici. Quando entrava in un ambiente che non era stato pulito a dovere o in cui c’era una temperatura diversa, le venivano violenti attacchi di starnuti e il naso cominciava a colarle a fiumi. L’edificio annesso era il tipo di posto che poteva crearle non pochi problemi. Non appena ebbe aperto la pesante porta di legno, si sentí avvolgere dall’aria fredda e umida del corridoio buio. C’era odore di chiuso e di muffa, come in una vecchia biblioteca.

Quel posto non aveva niente a che fare con il moderno edificio principale. Sarebbe mai riuscita a farci l’abitudine? Aveva sentito parlare spesso della costruzione secondaria, ma aveva sempre pensato che fosse solo una sorta di deposito. La struttura in legno di stile occidentale era decisamente antiquata. Tuttavia, una volta all’interno, le fu immediatamente chiaro che l’edificio era in pieno uso, malgrado risalisse all’immediato dopoguerra e avesse quell’aspetto obsoleto. Le assi del pavimento e il corrimano delle scale in fondo al corridoio erano logori e di un color ambra scuro. Le pareti erano intonacate di bianco, il soffitto era molto alto e caratterizzato da volte eleganti. Kishibe avvertiva un lieve prurito al naso, ma non si trattava di niente di preoccupante, per fortuna non c’erano batuffoli di polvere negli angoli. L’edificio era chiaramente utilizzato tutti i giorni e ben tenuto.

– Scusate, c’è nessuno? – disse lei, in piedi poco oltre l’ingresso.

– Cerca qualcuno? – le rispose all’istante una voce, facendola trasalire.

Kishibe si voltò timida da un lato e si rese conto che la tensione e la scarsa illuminazione non le avevano permesso di notare un piccolo sportello a vetro, dietro il quale faceva capolino un signore che aveva l’aria di essere il custode. Sul vetro, in alto, era attaccato un pezzo di carta ingiallita con su scritto a mano «Reception». Kishibe si avvicinò allo sportello: al di là c’era un misero bugigattolo in cui il custode se ne stava seduto a guardare un piccolo televisore, con un ventilatore accesso alla massima velocità.

All’ingresso dell’edificio principale spiccava un grande e moderno banco di metallo, dove una giovane donna gentile e sorridente accoglieva i visitatori. Incredibile, che differenza, pensò Kishibe, mentre si accingeva a rispondere al tizio in divisa dietro lo sportello e a presentarsi. Ma prima che potesse pronunciare una sola parola, l’uomo sollevò la mano destra agitandola e disse: – Primo piano, primo piano –. Dopo di che chiuse lo sportello e tornò al suo programma televisivo.

Kishibe seguí le istruzioni e si avviò verso la scala che portava di sopra.



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